La degustazione ha permesso di osservare l’evoluzione nel tempo di questo straordinario vitigno, che opera come un sensibilissimo sensore geologico-climatico. Al cuore della degustazione c’erano i Grand Cru di due produttori, Eric Rominger e Domaine Moritz, affiancati da alcune altre bottiglie. Organizzati in batterie di due bottiglie, di solito della stessa annata, per poter distinguere in modo più preciso l’effetto ‘terroir’ dall’effetto produttore, tenendo fissa la variabile climatica. Non ci siamo sempre riusciti, complice anche una rottura di alcune bottiglie che ci ha obbligato ad un cambio in corner di line-up.
Ma ci siamo divertiti, eccome! 11 bottiglie per 8 partecipanti, pronti partenza via!
Vini di apertura
Domaine Régin, Crémant d’Alsace, Brut.
Un raro Crémant da 100% uve Pinot Bianco. Molto fine al naso, perlage equilibrato, elegante e discreto. Non particolarmente complesso ma di grande piacevolezza.
Josmeyer, Riesling, Les Pierrets 2019
Se fossimo in un concorso musicale o cinematografico sarebbe il classico ‘fuori concorso’. I vini di Josmeyer affascinano sempre per la loro composta eleganza. Tutto è dove deve essere, c’è precisione, pulizia, e al tempo stesso un certo non so cosa che stupisce sempre.
Prima Batteria
Domaine Eric Rominger, Riesling Grand Cru Zinnkoepflè, 2011
Un produttore dall’impianto molto classico, che gioca sul filo del rasoio nell’equilibrio tra residuo zuccherino e acidità, e che in annate calde paga un po’ pegno alle sue scelte di vinificazione. Il naso è ricco opulento e decisamente appagante, ma in bocca il residuo zuccherino appesantisce un po’ la bevuta.
Agathe Bursin, Riesling Dirstelberg 2011
Anche in annate calde come la 2011 Agathe riesce a mantenere un perfetto equilibrio tra materia e acidità. Ero molto curioso di vedere come evolvono i suoi vini, e ho avuto la conferma che cercavo. Forse meno intenso al naso del precedente, ma con uno scheletro tattile più rigoroso. Si apre con decise note di cumino che sorprendono, per poi distenersi su note speziate più discrete. Non c’è traccia dei prevedibili idrocarburi. In bocca non c’è nessuno spazio per residui zuccherini, tutto scorre via con agilità.
Seconda Batteria
Domaine Eric Rominger, Riesling Grand Cru, Saering, 2007
Rominger nelle annate fredde riesce a trovare la quadra del cerchio tra il suo stile e ciò che la natura offre: note iodate e di idrocarburi, naso intenso e persistente, e una bella presenza in bocca, lunga e minerale, non infastidita da residui zuccherini.
Domaine Moritz, Riesling Grand Cru, Kastelberg, 2007
Il Kastelberg è un Grand Cru molto particolare. Il terreno di scisti neri dà ai vini una trama estremamente eterea e al tempo stesso minerale. L’associazione ricorrente è con l’acqua di roccia, e questo 2007, da annata fresca, esprime al meglio questa cifra stilistica fatta di eleganza, finezza, e di una certa ‘rocciosità’ fredda. Quasi tutti hanno convenuto che si sarebbe sposato perfettamente con un piatto di pesce crudo o ostriche.
Lo voglio dire ancora: un Riesling del 2007 con le ostriche? Siamo in territori totalmente sconosciuti.
Terza Batteria
Domaine Moritz, Riesling Grand Cru, Kastelberg, 2003
Qui anche Moritz paga pegno all’annata calda. La magia nordica della 2007 scompare, e rimane un vino solare molto piacevole, di una freschezza spaventosa se consideriamo i quasi 20 anni passati, e le condizioni climatiche del 2003. Alla cieca non gli daresti più di 8-10 anni. Però ovviamente non c’è più la fresca acqua di roccia, ma profumi intensi di frutti gialli, quasi di ginestra, e un equilibrio in bocca più spostato verso la presenza materica.
Domaine Eric Rominger, Riesling Grand Cru, Saering, 2000
Un tappo trafilato ha purtroppo degradato questa bottiglia, con rammarico di tutti.
Quarta Batteria
Domaine Moritz, Riesling Grand Cru, Kastelberg, 1999
Probabilmente il vino della serata. Per equilibrio, per finezza, per incredibile capacità di sfidare il tempo. Un’annata fresca che permette al riesling di esprimere al meglio le caratteristiche uniche del Kastelberg.
Domaine Eric Rominger, Riesling Grand Cru Zinnkoepflè, 1999
Anche in questa batteria è risultato estremamente interessante confrontare gli stili di due produttori con impostazioni diverse. Con Rominger c’è sempre un po’ più di materia, più intensità, più concentrazione e persistenza.
Le mie preferenze vanno al Kastelberg, ma la platea qui è stata decisamente più divisa.
Bottiglia di chiusura
Benedict Loosen-Erben, Riesling Auslese, 1985
Qui ci spostiamo dall’altra parte del Reno.
Un Riesling tedesco con quasi quarant’anni sulle spalle ha chiuso la giornata. Alcuni hanno riscontrato tracce di TCA che però non hanno raggiunto la mia soglia percettiva. Il vino era comunque perfettamente integro, con note di frutta candita, mele cotte, e un’acidità oramai molto attenuata, ma dotato ancora di un’incredibile freschezza.