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Il Pinot Nero in Francia

Ieri sera una bella degustazione di Pinot Nero francesi.
L’idea era confrontare la Borgogna, terra di elezione di questo vitigno, con altri territori dove il Pinot Nero è comunque vitigno storico, coltivato su migliaia di ettari, spesso da centinaia di anni.
Non solo in Champagne, dove peraltro la superficie vitata a Pinot Nero supera quella della Borgogna, ma anche in Loira, in Alsazia, in Linguadoca, nello Jura, nell’Ardèche e così via.
Durante la degustazioni abbiamo confrontato dieci bottiglie grosso modo nella stessa fascia di prezzo, per evitare confronti sbilanciati.

Alcune osservazioni.
1. La Cote d’or si conferma, non poteva che essere così, il campione indiscusso. Come sostengo da tempo, per chi si sa muovere e non va dietro alle etichette, in Borgogna si trovano vini di grande eleganza e piacevolezza a prezzi ragionevoli.
2. Irancy (zona Chablis) si conferma una zona dal grandissimo potenziale. Gli Irancy si trovano spesso sulle tavole stellate d’oltralpe. Noi cugini meridionali li snobbiamo per semplice ignoranza, ma Irancy ha una storia di secoli, e i suoi vini imbandivano le tavole dei reali di Francia già nel ‘600.
3. la diversità espressiva del Pinot Nero emerge con prepotenza: profili aromatico-gustativi estremamente diversi, grandissima versatilità. Di modo che si esce dalla Borgogna non solo per spendere meno, ma anche (e soprattutto) per scoprire interpretazioni diverse di questo vitigno dal grandissimo potenziale espressivo.

In estrema sintesi, il podio della serata è andato al Bourgogne Vieilles Vignes di Joseph Voillot. Poi quasi a pari merito i due Irancy, con una leggera preferenza per Pascal Robin, che ha decisamente più grip in bocca, anche se il profilo aromatico di Colinot risultava un pelo più complesso. Due vini simili nel profilo aromatico, in cui dominano i frutti scuri, la ciliegia, il ribes. In bocca sono entrambi gastronomici e profondi, e in qualche modo austeri. Austerità che contrasta con il profilo decisamente più solare e orientato alla piacevolezza di Voillot.
Bella sorpresa il Pinot della Linguadoca (Domaine de Mouscaillo): elegante, con terziari ben evoluti, di grande piacevolezza, anche se leggermente alcolico. Però una bella interpretazione territoriale. Non scimmiotta la Borgogna, è semplicemente un’altra cosa.

Sul podio sale anche il Rosé des Riceys di Jacques de France. Un rosé dai toni autunnali sia nei colori che nei profumi, dove dominano i fiori secchi, le ciliegie sotto spirito. In bocca è leggermente acidulato come i Pinot Nero in annata fredda. E’ un vino fuori dal tempo, inclassificabile, ma di cui vorresti comunque avere qualche bottiglia in cantina.

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