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Timorasso: breve storia del successo di un vitigno dimenticato

La storia del Timorasso la conoscono quasi tutti, e già questo è un segno del suo successo. Destinato alla scomparsa meno di quarant’anni fa, copre oggi circa 500 ettari quasi tutti all’interno della DOC Colli Tortonesi.
Il protagonista principale di questa storia è Walter Massa, che per primo crede nel potenziale di questo vitigno, recupera i pochi filari abbandonati rimasti, riproduce le marze e inizia ad impiantare vigneti da cui produrrà alcuni vini che hanno fatto la storia del Timorasso, puntando sin dai primi anni sulla valorizzazione di parcelle particolarmente vocate, da cui nasceranno i suoi tre cru: Costa del Vento, Montecitorio e Sterpi.
Walter Massa è una figura di riferimento non soltanto per il suo ruolo fondamentale nel rilancio di questo vitigno, ma anche perché in qualche modo ha codificato uno stile di vinificazione poi in gran parte ripreso da molti di coloro che lo hanno seguito: macerazione sulle bucce più o meno prolungata, affinamento sulle fecce fini, batonnage frequenti.

Dopo Massa sono arrivati altri produttori ormai saldamente insediati nel panorama tortonese, come Claudio Mariotto, La Colombera, Giacomo Boveri e altri.
Il nuovo millennio vede importanti investimenti da parte di cantine storiche di Langa: Roagna, Spinettae Borgogno sono i principali esponenti di questo movimento che contribuirà molto alla celebrità del Timorasso. Tra le ultime cantine sorte in questa zona menzioniamo Cas’al’Matt.

Quali sono i tratti distintivi di questo vitigno? Come il Greco di Tufo, l’Albana o la Ribolla, si potrebbe definire un rosso travestito da bianco: è un vino materico, dai colori intensi, che ben si presta alle macerazioni, e che ha la tendenza a sviluppare un grado alcolico elevato.
Ampio in bocca e caratterizzato da una bella mineralità, non presenta acidità particolarmente marcate, cosa che permette, e accade spesso, di bloccare la fermentazione malolattica per assicurare al vino maggiore slancio.

La nostra degustazione si apre e si chiude con una bottiglia di Walter Massa e cerca, all’interno, di rendere conto della diversità espressiva e interpretativa che caratterizza questo territorio giovane e in estremo divenire. Per semplicità abbiamo diviso i vini in due macro-batterie, con una bolla d’apertura e una bottiglia speciale in chiusura.

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Prima batteria: bolle di timorasso

Erpacrife Bianco dosaggio zero 2019

Da un blend di Cortese, Erbaluce, Timorasso e Moscato, un metodo classico extra brut dal piacevole profilo agrumato, ma con un attacco in bocca decisamente ‘duro’ e appena aggressivo. Di questa cantina preferiamo alla lunga l’ottimo rosato a base di nebbiolo in purezza.

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Seconda batteria: tradizione e natura

Vigneti Massa, Derthona 2021
Il colore è giallo oro intenso. Al naso dopo un’evidente e marcata nota esotica emergono frutti a pasta gialla e agrumi canditi. Il sorso è molto ampio, grasso, caratterizzato da bassa acidità e un po’ faticoso.
Nell’insieme il vino appare un po’ convenzionale, costruito e poco in grado di comunicare la forza del vitigno e del territorio.

I Carpini, Rugiada del Mattino 2021
Anche qui il colore è decisamente oro intenso, segno di un contatto abbastanza prolungato con le bucce. Le note sono decisamente floreali, poi fieno e scorza di limone maturo. In bocca è appena sapido, la persistenza è buona, l’acidità non marcata ma sufficiente a sostenere il vino. C’è una piacevole rotondità che rimanda allo stile ‘naturale’ che è una delle cifre distintive della cantina.

Daniele Ricci, Derthona 2020
Giallo oro antico molto intenso e brillante, quasi ambrato, per questo vino che proviene da una macerazione sulle bucce di circa 3 giorni. Al naso dominano le erbe aromatiche, la nocciola, e poi con l’evoluzione la resina e l’albicocca secca, in un turbinio di profumi davvero impressionante. In bocca è sapido, quasi salmastro, lungo e persistente.
Certamente atipico, un vino che non lascia indifferenti.

Vigneti Repetto, Derthona ‘Quadro’, 2018
Colore giallo verdolino, al naso frutti bianchi e agrumi confit dolci. La bocca è ricca, ampia, e il sorso risulta appena faticoso, complice un’acidità non sufficiente per equilibrare la materia e l’elevato grado alcolico.

La preferenza del tavolo su questa batteria è andata al vino di Daniele Ricci, seguito a ruota da quello de I Carpini. Dei due vini sono state molto apprezzate l’originalità interpretativa, la capacità di evolvere nel tempo e l’immediatezza espressiva.
Dei vini di Massa e Repetto ciò che non ha convinto è stato soprattutto il carattere costruito e il sorso faticoso, probabilmente legato alla ricerca di una maturità spinta nel frutto, abbinata alla scelta di svolgere la malolattica. Sospetto anche una scelta non felice dei lieviti fermentativi, soprattutto nel caso del primo vino.

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Terza batteria: freschezza e innovazione

Oltretorrente, Colli Tortonesi timorasso 2021
Il colore è giallo oro pallido, una leggera riduzione al naso rilascia profumi pungenti, di cenere e mela verde. Nel corso della serata il vino non si aprirà ulteriormente. In bocca è caratterizzato da una bella trama salina, lunghezza e acidità. Uno dei vini più freschi della serata nonostante i 14,5° dichiarati.

Vigneti Boveri Giacomo, Derthona muntà lè ruma, 2021
Colore oro pallido, anche qui leggera riduzione, note pungenti, fiori secchi, erbe aromatiche e note agrumate fresche. La bocca è minerale, tesa e sapida. L’integrazione tra naso e bocca è ottimale, il profilo olfattivo complesso e cangiante.

Cas’Al’Matt’, Dertona 2021
Il colore è giallo oro brillante, esito del contatto con le bucce di circa 48 ore. Al naso emergono le erbe aromatiche ma anche i frutti a pasta gialla. In bocca è lungo, sapido, persistente, decisamente materico.

Le preferenze del tavolo su questa batteria vanno al vino di Vigneti Boveri, che stacca Cas’Al’Matt di pochissimo. Oltretorrente forse paga il pegno di una bottiglia non del tutto performante. Interessante comunque vedere la diversità di stili interpretativi rispetto alla prima batteria: qui c’è una ricerca più decisa della freschezza, i vini sono più leggeri ma forse anche più scarni, come è inevitabile quando si anticipa la raccolta.

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Quarta batteria: storia

Vigneti Massa, Derthona ‘Costa del Vento’ 2012
Il colore è giallo oro intensissimo. Al naso frutti stra-maturi a pasta gialla, ginestra, agrumi confit, pasta di marzapane e tiglio. La bocca è ampia, potente e al tempo stesso fresca.

Un vino monumentale e impegnativo. Di quelli di cui non diresti mai che la bottiglia si finisce da sola in un amen. Però il naso è catturato da un caleidoscopio di profumi così intenso che non hai nemmeno voglia di bere il vino, tanto l’olfatto appaga.

E’ un vino frutto del suo tempo, una pietra miliare dell’enologia italiana, l’espressione di una temperie, un gusto, uno stile che probabilmente non sono più quelli di oggi. E però bere questo vino significa fare un salto indietro nel tempo, immergersi in un racconto, un dibattito, un progetto di cui Walter è stato uno degli interpreti principali. Anche se oggi la ricerca volge più decisamente verso la freschezza e la bevibilità, i cru ci Massa restano comunque un riferimento non eludibile.

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